Gold - La Grande Truffa. La fragilità dei castelli di carta

Gold - La Grande Truffa è un film del 2017, diretto da Stephen Gaghan e interpretato da Matthew McConaughey e Édgar Ramírez

La storia si concentra sulle vicende di un personaggio realmente esistito, a cui per ragioni legali viene attribuito il nome fittizio di Kenny Wells. La sua azienda, che gestisce le ricerche di giacimenti e di scavi minerari, va quasi in banca rotta in seguito alla morte del padre e in contraccolpo alla crisi economica degli anni ottanta. Il protagonista, dopo due anni, divenuto titolare della società familiare a rischio perenne di fallimento, cerca in tutti i modi di risollevarne le sorti, tentando disperatapente di trovare degli investitori. In seguito ad un sogno, decide di parlare con Michael Acosta, geologo di una certa fama, e cerca di convincerlo ad intraprendere degli scavi in una foresta dell'Indonesia, dove si suppone esserci un giacimento aureo. La mossa coraggiosa, ma anche folle e rischiosa, farà risollevare le sorti dell'azienda e rinascere le speranze di successo del protagonista. Ma le cose non vanno esattemente come previsto.

Il film è una sapiente ricostruzione delle dinamiche che portano una grezza società ad arricchirsi a tal punto da essere quotata in borsa. E' anche una storia di intraprendenza e perseveranza in una situazione dove tutto rema sul lato opposto. Ma, a parte tutta la vicenda personale racchiusa, ancora una volta è un film che narra dei meccanismi subdoli e paradossali dell'alta finanza, concentradosi in particolar modo sulle circostanze che si creano in ambito minerario, e sulle politiche e pressioni che ruotano attorno ad esso.
In generale è quindi un film che ripropone un tema non certo nuovo; già altri hanno intrapreso da un pò questa strada narrativa: Adam McHay con La Grande Scommessa (2015), Curtis Hanson con Too Big to Fail - Il Crollo dei Giganti (2011), ed anche Martin Scorserse in maniera ironica e anche grottesca con The Wolf of Wall Street (2013).
Gold quindi non ha poi elementi così differenti da questi altri film elencati, anzi è una storia abbastanza lineare, sì, con i suoi colpi di scena, ma comunque lineare. Sicuramente non annoia, la semplicità narrativa è comunque efficace, intrattiene e incuriosisce, benchè a volte prevedibile. L'interpretazione di Matthew McConaughey fa la sua parte nel tener desta l'attenzione del pubblico, con un personaggio border line, proprio adatto all'attore, che riprende sapientemente, riadattandole, senza però mai copiarle movenze di altri ruoli, come quello di Rustin Colhe nella serie tv True Detective (2014) o quello di Ronald Woodroof in Dallas Buyers Club. Ovviamente si tratta solo di movenze, citazioni, riassumibili in pochi frame. Per il resto si tratta di personaggio completamente diverso dagli altri. Anzi, quest'ultimo sottolienea le grandi capacità di questo attore nell'essere il suo personaggio. Un grande esempio di trasformismo, che potrebbe senza esagerare meritare di riceve un riconoscimento. 
Di fatto il film va avanti grazie alla retrospettiva narrazione del protagonista che, con la sua prorompente e affascinante grezzezza, si trasforma nell'elemento portante della vicenda.
Attraverso la sua storia ancora una volta si marca quanto sia effimero e astratto il mondo dell'alta finanza, che crea denaro, non basandosi su dei fatti concreti (in questo caso l'effettiva presenza dell'oro), ma sulla speculazione, quindi solo sulla credenza che ci sia effettivamente qualcosa di concreto sul quale costruire un vero guadagno. Il film insomma mostra la grande illusione che rappresenta il mondo della finanza, una realtà fittizia, che, non appena viene inondata dalla realtà concreta, rivela tutta la sua fragilità. La metafora che porta avanti è dunque quella di un enorme castello di carta, che al primo colpo di vento può facilmente crollare.

Benchè non si tratti di una tematica nuova, il film, ispirandosi a fatti realmente accaduti, lo scandalo minerario Bre-X del 1993, e avendo comunque una sceneggiatura solida, narra di una storia che fa discutere, e che mette in cattiva luce certe dinamiche. Ed indubbiamente, nella sua semplicità, ha una portata politica intrinseca, tant'è che nel 2009 la sua produzione fu frenata, con l'inserimento della scenaggiatura nella black list di Hollywood.

Recensione di
Francesco Crispi

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